Il Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD) si può sviluppare quando un individuo è stato esposto a morte reale di un’altra persona o sensazione di pericolo per la propria incolumità, gravi lesioni o violenza sessuale. L’esposizione deve risultare da uno o più dei seguenti scenari in cui l’individuo (American Psychiatric Association, 2013):

  • sperimenti direttamente l’evento;
  • sia testimone di eventi traumatici vissuti da altre persone;
  • apprenda che l’evento traumatico si è verificato ad uno stretto familiare o un caro amico;
  • sia esposto ripetutamente ai dettagli dell’evento traumatico subito (ma non attraverso i media, le immagini, la televisione o i film).

Tale definizione è ripresa dal DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali). A differenza delle edizioni precedenti del DSM, nell’ultima versione di questo, il PTSD non è più inserito tra i Disturbi d’Ansia, ma in una nuova categoria a sé stante, denominata “Disturbi Trauma e Stress correlati”.

Il trattamento del PTSD prevede la psicoterapia associata ad una farmacoterapia. Ad oggi le psicoterapie cognitivo comportamentali e l’EMDR sembrano essere ugualmente efficaci per risolvere tale disturbo.

Ad oggi, quando si parla di PTSD, si pone l’attenzione sulle alterazioni nelle cognizioni e nell’umore in senso negativo, associata agli eventi traumatici (per esempio amnesia rispetto alle caratteristiche principali dell’evento traumatico, convinzioni negative circa se stessi o sul mondo, senso di colpa persistente verso se stessi o verso gli altri per aver causato l’evento traumatico o per le conseguenze derivanti, emozioni negative legate al trauma presenti in modo persistente); diminuzione delle attività che prima dell’evento traumatico erano considerate significative dal soggetto, sentimento di alienazione rispetto agli altri e persistente incapacità di provare emozioni positive. Il disturbo causa disagio clinicamente significativo delle interazioni sociali, delle capacità lavorative o di altre aree importanti della vita dell’individuo e non è il risultato di un’altra condizione medica, di farmaci, droghe o alcool.


Quando si parla di PTSD, si pone l’attenzione sulle alterazioni nelle cognizioni e nell’umore in senso negativo

Nel nuovo DSM viene eliminata la distinzione tra le fasi acute e croniche di DPTS e, al loro posto compare la specificazione circa la presenza di sintomi dissociativi quali (American Psychiatric Association, 2013): depersonalizzazione, ovvero l’esperienza di essere un osservatore esterno o distaccato dal proprio corpo e dai propri pensieri; derealizzazione: l’esperienza di irrealtà rispetto all’ambiente circostante percepito come un sogno o una realtà distorta.

Il trattamento del PTSD prevede la psicoterapia associata ad una farmacoterapia. Ad oggi le psicoterapie cognitivo comportamentali e l’EMDR sembrano essere ugualmente efficaci per risolvere tale disturbo. Esse permettono di fornire ai pazienti strategie per migliorare la propria regolazione emotiva e di rielaborare eventi traumatici, facendo nuove esperienze in cui il senso di impotenza causato dal trauma viene rescritto. L’EMDR è molto efficace in particolare sui singoli Eventi Traumatici (per es. terremoto, alluvione, incidente stradale, incendio, etc).

(dottoressa Laura Schiavo)

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