Introduzione: comprendere le crisi autistiche
Termini come meltdown, shutdown e tantrum sono spesso utilizzati per descrivere momenti di intensa difficoltà emotiva, corporea e comportamentale vissuti da persone nello spettro autistico.
È fondamentale comprendere che questi fenomeni rappresentano complesse risposte neurobiologiche a un mondo che può risultare soverchiante.
La ricerca scientifica ha iniziato a far luce sui meccanismi sottostanti, rivelando una stretta connessione tra le peculiarità del processamento sensoriale autistico, la disregolazione del sistema nervoso autonomo e una maggiore vulnerabilità alle esperienze traumatiche.
Molti studi qualitativi, esperienze cliniche e testimonianze segnalano che essere persone autistiche significa spesso confrontarsi, fin dalla giovane età, con esperienze di vita che possono avere un carattere potenzialmente traumatico. Per molte persone nello spettro autistico, infatti, questi eventi tendono ad accumularsi, aumentando il rischio di sviluppare un disturbo da stress post traumatico (PTSD) grave e persistente.
Alcuni studi teorici suggeriscono che le persone nello spettro autistico potrebbero essere a rischio maggiore di sviluppare sintomi post-traumatici, a causa della maggiore esposizione a eventi stressanti e della difficoltà nella regolazione emotiva. Ad esempio, Haruvi‑Lamdan, Horesh & Golan (2018) discutono la possibile comorbidità tra autismo e PTSD, sottolineando però le lacune di ricerca nel confermare con dati robusti tale associazione.
Questa vulnerabilità non deriva solo dall'esposizione a eventi traumatici maggiori, ma anche dall'accumulo di esperienze avverse quotidiane, come ad esempio il bullismo, l'esclusione sociale e il sovraccarico sensoriale cronico, che possono avere un impatto cumulativo e traumatizzante.
Spesso, comportamenti considerati "dirompenti" nei bambini autistici vengono fraintesi come problemi comportamentali. Questa percezione superficiale rischia di non tenere conto delle reali cause sottostanti e contribuisce a creare stigma, esclusione e incomprensione. Comprendere la natura di meltdown, shutdown e tantrum è quindi essenziale per offrire un supporto empatico ed efficace, prevenire escalation e creare ambienti più inclusivi e sicuri. Questo articolo si propone di analizzare queste crisi alla luce delle evidenze scientifiche attuali, proponendo anche spunti innovativi legati alla teoria polivagale e all’epigenetica.
Autismo e processamento sensoriale: le basi neurobiologiche
L’autismo è una condizione del neurosviluppo caratterizzata da un'ampia variabilità individuale, ma con peculiarità comuni in tre aree principali: la comunicazione sociale, l'interazione sociale e la presenza di interessi ristretti e comportamenti ripetitivi (DSM-5).
Un aspetto fondamentale, sempre più al centro della ricerca scientifica sull'autismo, è la differenza nel processamento sensoriale.
Secondo le stime della letteratura, la prevalenza dei sintomi sensoriali (ipersensibilità, iporeattività o ricerca sensoriale) in persone nello spettro autistico varia ampiamente, spesso collocandosi tra il 69 % e il 93 % in studi su bambini e adulti (Baranek et al., 2006 et al). Tuttavia, uno studio su larga scala condotto da Kirby et al. (2022) su 25.627 bambini autistici ha rilevato che il 74 % presentava risposte sensoriali documentate, confermando che queste caratteristiche sono diffuse nella popolazione autistica. (Kirby, A. V. et al. Autism Research, 2022).
Queste differenze nel processamento sensoriale non sono un aspetto secondario dell'autismo, ma un elemento centrale che modella l'esperienza del mondo della persona autistica e che è alla base di molte delle difficoltà comportamentali osservate, incluse le crisi come meltdown e shutdown.
Come per tutti gli esseri umani, le emozioni giocano un ruolo centrale nella vita di una persona autistica e, indipendentemente dall’età anagrafica, può risultare difficile gestirle o esprimerle in modo adeguato alle aspettative sociali.
Quando il dolore interno diventa troppo grande per poter essere comunicato, può manifestarsi attraverso episodi di meltdown, shutdown o tantrum. Questi comportamenti estremi sono risposte dirette a un sovraccarico sensoriale, emotivo, cognitivo e/o corporeo, che la persona autistica, indipendentemente dall’età anagrafica, spesso non riesce più a sostenere.
Cos'è un meltdown autistico: definizione e caratteristiche
La National Autistic Society definisce il meltdown come “una risposta intensa a una situazione soverchiante, durante la quale la persona può perdere temporaneamente il controllo del proprio comportamento”. Non si tratta di una scelta o di un atto volontario, ma di una reazione involontaria a un sovraccarico sensoriale, emotivo o cognitivo. Una sorta di "tempesta autonomica" (del sistema nervoso autonomo) che porta a una perdita temporanea del controllo emotivo, cognitivo, corporeo e comportamentale.
Il termine meltdown è stato preso in prestito dal linguaggio della fisica nucleare — dove indica il collasso di un reattore — per evocare la natura esplosiva e incontrollabile della crisi autistica. Tuttavia, è importante sottolineare che si tratta di una metafora descrittiva e non di un’analogia tecnica: serve a comunicare l’intensità della perdita di controllo, non a spiegare un meccanismo biologico letterale.
Uno studio qualitativo recente (Lewis & Stevens, 2023) ha esplorato le esperienze vissute da adulti autistici durante i meltdown, mostrando che questi episodi non sono solo comportamenti esteriori, ma crisi psicofisiologiche profonde. Tra i temi emergenti, i partecipanti descrivono la sensazione che le funzioni cognitive superiori — come il ragionamento, la memoria o il linguaggio — si disattivino temporaneamente, come se la mente andasse “offline”. Questa perdita di accesso al pensiero logico e alla regolazione volontaria riflette lo stato di emergenza in cui si trova il sistema nervoso durante un sovraccarico.
Lewis & Stevens (2023) in particolare hanno individuato sei temi ricorrenti, mostrando che il meltdown non è solo un episodio comportamentale, ma una crisi interna dell’equilibrio psicofisiologico.
Vediamoli nel dettaglio:
- Sentirsi sopraffatti (feeling overwhelmed): da un eccesso di informazioni, stimoli sensoriali, stress sociale o emotivo. Durante un meltdown, la maggior parte delle persone autistiche ha descritto di sentirsi sopraffatta da informazioni, sensi e stress sociale ed emotivo.
- Provare emozioni estreme (experiencing extreme emotions): come rabbia, tristezza e paura intense. Queste emozioni possono essere così potenti da risultare paralizzanti e ingestibili durante una crisi.
- Perdere la logica (losing logic): con difficoltà nel pensiero, nel ragionamento e nella memoria. Durante un meltdown, le funzioni cognitive superiori possono temporaneamente "andare offline", rendendo impossibile ragionare o ricordare strategie di coping.
- Cercare l'autocontrollo (grasping for self-control): sentendosi disconnessi da se stessi e lottando per mantenere il controllo. Può essere descritta una sensazione di essere "fuori contatto" con se stessi durante le crisi.
- Trovare uno sfogo (finding a release): un'"esplosione" di comportamenti esterni (verbali o fisici) o autolesionismo per liberare la tensione accumulata. Questo sfogo è spesso descritto come inevitabile e necessario durante un meltdown.
- Minimizzare i danni (minimizing social, emotional, or physical harm): tentando di evitare i fattori scatenanti o di isolarsi per prevenire conseguenze negative sociali, emotive o fisiche.
Lo studio ha evidenziato che i meltdown sono esperienze dolorose e angoscianti che vanno oltre le caratteristiche comportamentali esterne. Vengono riportati anche esempi di "meltdown interni", in cui le caratteristiche esterne del meltdown autistico possono essere mascherate o nascoste.
Le basi neurobiologiche del meltdown
Dal punto di vista neurofisiologico, il meltdown può essere interpretato come il risultato di una disregolazione del sistema nervoso autonomo (SNA), che governa le risposte involontarie del corpo come il battito cardiaco, la respirazione e la digestione. Il SNA è diviso in due branche principali: il sistema nervoso simpatico (responsabile della risposta "combatti o fuggi") e il sistema nervoso parasimpatico (responsabile della risposta "riposa e digerisci").
Un modello teorico rilevante per comprendere la complessità delle risposte autonome è la teoria polivagale, proposta da Stephen W. Porges (2007; 2011). Secondo questo modello, il sistema parasimpatico include due circuiti distinti: il ramo ventrovagale, che promuove e supporta stati di calma, sicurezza e connessione sociale, e il ramo dorsovagale, associato a risposte di immobilizzazione, chiusura e dissociazione.
Di fronte a un sovraccarico sensoriale o emotivo, molte persone autistiche potrebbero passare rapidamente da uno stato di regolazione ventrovagale a una modalità difensiva dominata dal sistema simpatico (iperattivazione), oppure, in casi estremi, al collasso dorsovagale (ipoattivazione), con conseguente shutdown.
Questo stato di iper-arousal, descritto dalla teoria polivagale come perdita del senso di sicurezza neurofisiologica, può spiegare perché durante un meltdown una persona possa urlare, piangere, colpire oggetti o chiudersi completamente in sé stessa, senza riuscire a rispondere a richiami verbali o tentativi di contenimento. Stimoli apparentemente neutri per un individuo neurotipico possono essere percepiti come minacciosi, innescando la reazione del sistema autonomo.
Secondo Porges (2007;2011), il sistema nervoso valuta costantemente (in modo implicito e preconscio) il grado di sicurezza nell’ambiente, un processo definito neurocezione. Quando questo meccanismo rileva una minaccia — anche minima — può attivare risposte difensive automatiche. Per questo, creare contesti relazionali e sensoriali percepiti come sicuri è cruciale per la prevenzione delle crisi in persone autistiche.
Come si innesca un meltdown autistico: trigger e fattori scatenanti
Il meltdown è un evento che può essere scatenato da una varietà di fattori. È importante ricordare che l'autismo è uno spettro ampio e che ogni persona autistica è unica, quindi le cause di un meltdown non sono universali. Tuttavia, alcune situazioni comuni possono agire come inneschi per le crisi.
Gli inneschi esterni delle crisi in persone autistiche possono includere:
- Troppe richieste: quando alla persona autistica vengono fatte troppe richieste contemporaneamente o in rapida successione
- Cambiamenti inaspettati: modifiche improvvise nei piani o nelle routine possono generare ansia e disorientamento nelle persone autistiche
- Sovraccarico sensoriale: esposizione a stimoli sensoriali eccessivi come rumori forti, luci intense, odori pungenti o sensazioni tattili spiacevoli
- Sovraccarico sociale: essere esposti a troppe interazioni sociali, particolarmente rilevanti per l'innesco di meltdown
- Sovraccarico di informazioni: tentativo di elaborare troppe istruzioni o informazioni contemporaneamente
- Imprevedibilità: le persone autistiche possono incontrare difficoltà con il pensiero flessibile, rendendo i cambiamenti improvvisi o le situazioni inaspettate particolarmente stressanti
Gli inneschi interni delle crisi autistiche possono derivare da:
- Provare vergogna o senso di colpa: emozioni che possono accumularsi e diventare insostenibili per le persone autistiche
- Sentirsi inadeguati: la percezione di non essere all'altezza delle aspettative può generare stress cronico
- Sentirsi vittime di un'ingiustizia: situazioni percepite come ingiuste possono scatenare reazioni emotive intense nelle persone autistiche
- Sovraccarico emotivo: la difficoltà nell'esprimere i propri sentimenti e bisogni può amplificare il senso di frustrazione e isolamento
Un paragone utile può essere tratto dalla fisiologia: il meccanismo del potenziale d'azione nei neuroni. Questo processo, noto anche come "spike" o impulso nervoso, rappresenta una rapida sequenza di eventi che portano a una reazione intensa e momentanea. Allo stesso modo, un meltdown autistico è una risposta acuta e rapida a un sovraccarico, un segnale che il sistema della persona autistica ha raggiunto il suo limite.
Riconoscere i segnali premonitori del meltdown autistico
I meltdown autistici raramente si manifestano all'improvviso; spesso sono preceduti da segnali che indicano un crescente stato di disagio. Riconoscere questi segnali è fondamentale per intervenire tempestivamente e prevenire l'escalation delle crisi.
Nel caso di bambini, adolescenti e adulti autistici, tali segnali possono essere espressi attraverso comportamenti o gesti specifici.
Ecco alcuni esempi comuni di segnali che possono emergere nella fase iniziale di un meltdown autistico:
- Dondolarsi: un movimento ritmico che può aiutare a cercare autoregolazione nelle persone autistiche
- Aumentare lo stimming: incremento dei comportamenti autostimolatori come battere le mani, sfregarsi le dita o manipolare oggetti
- Cercare rassicurazione: fare domande ripetitive per trovare un senso di controllo o prevedibilità
- Diventare molto silenziosi: un improvviso ritiro dal contesto sociale, segno di un sovraccarico in crescita nelle persone autistiche
- Chiedere di andarsene: esprimere il desiderio di lasciare l'ambiente che causa disagio
- Fidgeting: comportamenti come tamburellare con le dita o muoversi irrequietamente
- Scappare via: un tentativo istintivo di allontanarsi dalla fonte di sovraccarico
Osservare e interpretare correttamente questi segnali consente di intervenire nel momento giusto, offrendo supporto e creando un ambiente sicuro per evitare che il meltdown si sviluppi completamente.
La matrice ABC per identificare e prevenire il meltdown autistico
La matrice ABC (Antecedent–Behavior–Consequence) è uno strumento osservativo usato in ambito educativo, psicologico e comportamentale per comprendere le dinamiche che precedono e seguono un determinato comportamento. Può offrire indicazioni utili per identificare segnali precoci di disagio e prevenire escalation emotive.
Tuttavia, non si tratta di un metodo universalmente valido o applicabile in modo standardizzato a tutte le persone nello spettro autistico: la sua efficacia dipende fortemente dalla personalizzazione dell’osservazione e dalla conoscenza approfondita del profilo individuale.
Ad esempio, se un comportamento (B) come lo stimming o un gesto ripetitivo emerge in un contesto potenzialmente stressante, questo può rappresentare una strategia di autoregolazione sensoriale o emotiva. Interromperlo bruscamente — ad esempio, richiamando la persona senza comprendere la funzione del comportamento — potrebbe aumentare il livello di arousal e favorire l’escalation verso un meltdown. È importante sottolineare che si tratta di una possibile interpretazione funzionale, basata su ipotesi osservazionali e su conoscenze provenienti dall’analisi comportamentale applicata (ABA) e dalla psicologia dello sviluppo. Non è una regola universale, né una spiegazione esaustiva del comportamento autistico, che resta multifattoriale e influenzato anche da fattori neurologici, relazionali e contestuali.
Per questo, quando si utilizza la matrice ABC, è fondamentale un approccio flessibile, rispettoso e co-costruito, che integri anche la prospettiva della persona autistica (quando possibile) e tenga conto del contesto neurodivergente.
Ecco un esempio pratico di analisi ABC per meltdown:
- A - Antecedente: Il bambino autistico è seduto a guardare la TV
- B - Behavior/Comportamento: Il bambino autistico inizia a picchiettarsi il naso
- C - Conseguenza: La mamma gli dice ad alta voce di smettere
In questo esempio, la Conseguenza C potrebbe involontariamente condurre a un esito indesiderato: il meltdown. Se il comportamento B serviva a ridurre l'arousal in una situazione già stressante, interrompere questa strategia di autoregolazione può far aumentare l'escalation fino a superare il punto di non ritorno e scatenare una crisi.
Come intervenire nella fase B per prevenire il meltdown autistico:
Intercettare il comportamento durante la fase B offre un'opportunità per prevenire l'escalation verso il meltdown autistico:
- Fornire un'alternativa che mantenga il comportamento: offrire un oggetto sensoriale, come una pallina antistress o un giocattolo da manipolare, per canalizzare il bisogno di stimolazione in modo più funzionale
- Creare un ambiente tranquillo: ridurre i fattori di stress ambientale, come abbassare il volume della TV o rimuovere stimoli eccessivi
- Usare un tono calmo e rassicurante: evitare di alzare la voce o usare un tono autoritario
- Riconoscere il comportamento come segnale di disagio: capire che il comportamento non è "sbagliato", ma un possibile segnale di disagio sensoriale, emotivo e/o corporeo
Il comportamento B potrebbe essere un segnale per ottenere una delle seguenti reazioni:
- Attenzione: ricerca di attenzione da parte di un'altra persona
- Evasione: necessità di evadere da quello stimolo o da quella sensazione
- Sensoriale: la persona autistica usa lo stimming per gestire l'ansia. Lo stimming fa riferimento a comportamenti ripetitivi e stereotipati che aiutano a tranquillizzare e riequilibrare il sovraccarico
- Accesso ai beni tangibili: accesso a oggetti o stimoli per avere una pausa da un altro stimolo sensoriale
Come gestire un meltdown in corso
Quando si riconoscono i segnali iniziali di un meltdown, intervenire precocemente con strategie mirate può contribuire a ridurre l’intensità della crisi. Le linee guida di organizzazioni internazionali, come la National Autistic Society (Società Nazionale Autistica del Regno Unito), raccomandano approcci non invasivi e rispettosi della persona autistica
Tra le strategie più frequentemente suggerite:
• Distrazione: offrire un'attività alternativa o un oggetto che possa catturare l'attenzione e distogliere dalla fonte dello stress
• Promemoria visivi: fornire indicazioni visive semplici, come immagini o simboli, per aiutare la persona autistica a focalizzarsi su ciò che sta accadendo
• Allontanare la persona autistica dall'ambiente stressante: accompagnare in un luogo più tranquillo, privo di stimoli eccessivi
• Rimuovere la causa dello stress: se è chiaro quale sia il fattore scatenante del meltdown, eliminarlo o attenuarlo rapidamente
• Rassicurazioni verbali: un tono di voce calmo e frasi come "Va tutto bene" o "Sei al sicuro" possono ridurre l'ansia durante le crisi autistiche
- Ridurre il più possibile parole, lunghe frasi e/o domande
Tra le risorse di regolazione autonomica possibili è stato anche proposto l’uso del tocco affettivo (Affective Touch), se accettato e tollerato dalla persona. Alcuni studi (Manzotti et al., 2023) hanno mostrato che, in contesti neonatali, forme di tocco lento e ritmico (come quello che stimola le fibre C-tactile) possono favorire la regolazione vagale e ridurre l’attivazione simpatica. Questi dati suggeriscono che il tocco affettivo può favorire la dominanza vagale, diminuire l’arousal simpatico e fungere da “buffer” nei momenti di distress per persone neurotipiche e neurodivergenti.
Tuttavia, l’efficacia del tocco affettivo in adulti autistici non è ancora validata da studi sistematici e, per molte persone autistiche, il contatto fisico può essere percepito come intrusivo o disorganizzante.
È quindi fondamentale sottolineare che ogni persona autistica può rispondere in modo diverso alle strategie di gestione: ciò che è regolativo per una persona può risultare stressante per un’altra. L’approccio più efficace è sempre quello individualizzato e consensuale, basato sull’osservazione attenta, sul rispetto delle preferenze della persona e su una costruzione condivisa delle strategie di autoregolazione.
Quando il meltdown autistico è già iniziato
Nonostante le migliori capacità di osservazione e prevenzione, non sempre è possibile evitare un meltdown autistico. Quando è in corso, la priorità assoluta diventa garantire la sicurezza:
. Mettere al sicuro la persona autistica: se rischia di ferirsi, valutare se il contatto fisico la calma. Se non tollera il contatto, utilizzare tappetini antiurto o cuscini
. Ridurre i rischi nell'ambiente: allontanare oggetti fragili o pericolosi
. Evitare interventi invasivi: non cercare di fermare il meltdown con richiami o urla. Mantenere un tono di voce calmo e rassicurante
. Aspettare con pazienza: un meltdown autistico deve fare il suo corso. Una volta esaurito, la persona inizierà a calmarsi gradualmente
. Accettare il meltdown: non definisce la persona autistica, è una reazione neurobiologica a un sovraccarico.
Cos'è uno shutdown autistico: la risposta di congelamento
Lo shutdown autistico è spesso descritto come una risposta difensiva del sistema nervoso che si manifesta attraverso un ritiro interno profondo, in cui la persona può apparire silenziosa, immobile o non responsiva. In contrasto con il meltdown, che comporta un’esplosione emotiva ed esterna, lo shutdown rappresenta una chiusura interna, una sorta di “congelamento” dell’attività motoria, neurobiologica, comunicativa ed emotiva.
In ambito teorico, alcuni autori collegano lo shutdown al cosiddetto collasso vagale dorsale, concetto derivato dalla teoria polivagale di Stephen Porges. Secondo questa ipotesi, quando il sistema nervoso percepisce che le strategie di coping attivo (combatti o fuggi) non sono più possibili, può attivarsi una risposta automatica di immobilizzazione e disconnessione. Tuttavia, questa interpretazione rimane un modello concettuale e non è stata ancora dimostrata in modo sistematico attraverso evidenze sperimentali dirette in persone autistiche.
La letteratura scientifica sullo shutdown è attualmente più limitata rispetto a quella sui meltdown. La maggior parte delle descrizioni disponibili proviene da narrazioni qualitative e da testimonianze in prima persona. Ad esempio, l’articolo A Metaphor Analysis of Autistic Shutdowns (Lieberti, 2024) evidenzia come adulti autistici descrivano lo shutdown con metafore evocative come “frozen”, “computer crash”, “going inside myself” o “blackout”. Queste immagini rendono conto della profondità e complessità dell’esperienza soggettiva, e sottolineano la natura invisibile e spesso fraintesa di questo tipo di crisi.
Alla luce di ciò, è fondamentale riconoscere che lo shutdown non è un comportamento intenzionale, né un segno di disinteresse, ma una risposta automatica e protettiva del sistema nervoso in condizioni di sovraccarico estremo.
Comprenderne le dinamiche e i segnali precoci è essenziale per offrire supporto adeguato, evitando interventi coercitivi o interpretazioni errate.
La gestione dello shutdown richiede calma, rispetto del tempo necessario al recupero e un ambiente privo di stimoli invasivi. La persona non deve essere costretta a reagire o a comunicare.
Il grado di funzionalità durante uno shutdown autistico può essere di lieve-media intensità (essere in grado di camminare e parlare) o di forte intensità (sentirsi distaccati dai propri arti e assumere una posizione fetale).
Manifestazioni dello shutdown autistico
Le manifestazioni dello shutdown autistico possono variare da lievi a intense e possono includere:
- Perdita parziale o totale della parola
- Ridotta o assente risposta agli stimoli esterni
- Sguardo fisso o assente
- Ritiro fisico in un luogo tranquillo e appartato
- Sensazione di distacco dal proprio corpo
- Estrema stanchezza o sonnolenza
- Incapacità di muoversi o agire
Quando una persona autistica vive uno shutdown, il suo corpo e la sua mente reagiscono come un interruttore che si spegne. Questo fenomeno si verifica quando il sovraccarico di emozioni, stimoli sensoriali o pensieri diventa insostenibile. Durante uno shutdown, la persona può sembrare estraniata dall'ambiente e dal proprio corpo, incapace di interagire o rispondere.
Come gestire uno shutdown autistico
Quando una persona autistica sta vivendo uno shutdown, è fondamentale avvicinarsi con calma e trasmettere sicurezza:
- Evitare di alzare la voce, criticare o punire: queste reazioni possono peggiorare lo shutdown
- Creare un ambiente tranquillo: privo di stimoli eccessivi che consenta alla persona autistica di recuperare gradualmente
- Offrire supporto continuo: dopo lo shutdown, mostrare empatia e rispetto per i tempi di recupero
- Permettere il ritiro: se la persona chiede di ritirarsi a riposare, rispettare questa necessità
È importante sottolineare che, come il meltdown, lo shutdown non è una scelta. È una risposta involontaria di un sistema nervoso al limite, un meccanismo di sopravvivenza per prevenire un collasso totale nelle persone autistiche.
Autistic burnout: l'esaurimento autistico
L’autistic burnout è un concetto emergente che descrive uno stato di esaurimento psicofisico profondo, persistente e cumulativo, riferito da molte persone nello spettro autistico. Diversamente da un meltdown (reazione acuta a sovraccarico) o da uno shutdown (ritiro e immobilizzazione difensiva), il burnout ha una durata prolungata e può durare settimane, mesi o anche anni.
Secondo lo studio di Mantzalas et al. (2024), pubblicato su Autism, il burnout autistico si caratterizza per tre dimensioni principali:
- Esaurimento cronico
- Perdita o riduzione di abilità precedentemente presenti
- Iper-sensibilità aumentata agli stimoli sensoriali e sociali
Questo studio rappresenta uno dei primi tentativi di validazione quantitativa del concetto di autistic burnout, e sottolinea come si tratti di una condizione distinta sia dal burnout lavorativo tradizionale, sia da altri quadri clinici.
Tuttavia, la definizione stessa di burnout autistico resta oggetto di dibattito scientifico. Uno dei problemi principali è la difficoltà di differenziazione da altre condizioni con sintomi parzialmente sovrapponibili, come la depressione maggiore, l’ansia generalizzata o l’esaurimento da stress cronico. Questo è particolarmente complesso nei casi in cui la persona autistica presenti comorbidità, rendendo ancora più sfumata la diagnosi.
Un’altra questione aperta riguarda l’assenza, ad oggi, di strumenti di valutazione clinica standardizzati e validati per il burnout autistico. Le valutazioni attuali si basano su interviste, questionari adattati da altri contesti o auto-descrizioni qualitative, come emerso nello studio What I Wish You Knew (Phung et al., 2021).
Alla luce di queste complessità, è fondamentale adottare un approccio clinico integrato, in cui il burnout autistico venga riconosciuto nella sua specificità senza essere confuso con altre condizioni, ma al tempo stesso inserito in una cornice di valutazione differenziale accurata e rispettosa della neurodivergenza.
Uno dei fattori chiave che può contribuire all'esaurimento autistico è il mascheramento (masking), ovvero il tentativo di nascondere i propri tratti autistici per adattarsi alle aspettative del mondo neurotipico.
Il mascheramento, infatti, pur essendo una strategia spesso adottata dalle persone autistiche per evitare il rifiuto o la stigmatizzazione, può contribuire all'accumulo di uno stress mentale ed emotivo che nel tempo può portare a un esaurimento profondo. Per una persona autistica, semplicemente esistere nel mondo neurotipico può essere spesso estenuante.
L'esaurimento autistico può essere scatenato da cambiamenti significativi nella vita, come un trasferimento, la perdita di una persona cara, l'ingresso in una nuova scuola o altri eventi di grande impatto. Tuttavia, spesso è il risultato di stress quotidiani costanti, tra cui spicca il masking: l'atto di nascondere i propri tratti autistici per adattarsi alle aspettative della società, che genera una pressione continua e logorante.
Il tantrum nelle persone autistiche
Il tantrum nelle persone autistiche può essere interpretato come una forma di espressione del disagio emotivo, sensoriale o cognitivo. Si tratta di un modo attraverso cui la persona autistica comunica la propria insoddisfazione o frustrazione in un mondo che spesso non riesce a comprenderla.
Il tantrum è spesso collegato a un sovraccarico sensoriale o a difficoltà nelle abilità comunicative, che impediscono alla persona autistica di esprimere i propri bisogni in maniera efficace. Possono anche essere legati a una rigidità nelle routine o nei comportamenti, nonché a difficoltà nella gestione delle proprie emozioni o nella comprensione di quelle altrui.
A livello scientifico, il tantrum nelle persone autistiche può essere associato a un'alterazione nella regolazione delle emozioni, in particolare nelle aree del cervello coinvolte nel sistema limbico. Questo sistema, che gioca un ruolo centrale nella gestione delle emozioni, può rendere più difficile per la persona autistica modulare frustrazioni, insoddisfazioni e stati emotivi intensi.
Come gestire i tantrum nelle persone autistiche
Per quanto riguarda la gestione del tantrum nelle persone autistiche, è importante capire che si tratta di un comportamento che deve essere compreso e gestito in modo costruttivo:
- Fornire supporto affettivo, emotivo e cognitivo: aiutare la persona autistica a comprendere e gestire i propri stati d'animo
- Ignorare il tantrum: anche se può essere difficile, è una delle tecniche più efficaci per gestirlo
- Aiutare a trovare alternative sane: per esprimere la frustrazione in modo più costruttivo
- Insegnare la comunicazione assertiva: per permettere alle persone autistiche di esprimere i propri bisogni e desideri in modo chiaro e diretto
- Essere pazienti e comprensivi: fornire rinforzo positivo per i comportamenti adeguati
Tantrum vs meltdown autistico: differenze fondamentali
È frequente che i meltdown autistici vengano erroneamente confusi con i tantrum (comunemente tradotti come “capricci”), ma si tratta di fenomeni sostanzialmente differenti sia per origine che per dinamica interna. Una distinzione ampiamente riconosciuta — anche da organizzazioni come il Autism Research Institute e la National Autistic Society — riguarda il grado di intenzionalità e controllo volontario.
Il tantrum, nel contesto dello sviluppo tipico, è generalmente un comportamento espressivo e intenzionale, finalizzato a ottenere qualcosa o a evitare qualcosa (es. attenzione, oggetti desiderati, evitamento di richieste). Anche se può essere intenso, in molti casi il bambino conserva una certa capacità di modulare la crisi se l’obiettivo viene raggiunto o se cambia il contesto.
Il meltdown, invece, è una reazione neurofisiologica involontaria a un sovraccarico emotivo, sensoriale o cognitivo. Durante un meltdown, la persona perde temporaneamente il controllo delle proprie risposte comportamentali, senza uno scopo comunicativo o manipolativo. Può avvenire anche in assenza di pubblico o rinforzi esterni, e spesso lascia la persona esausta o in stato di ritiro successivo.
Tuttavia, quando si osserva un tantrum in una persona autistica, non è sempre corretto applicare rigidamente la definizione tipica. Infatti, in molti casi il comportamento può assumere caratteristiche atipiche, influenzate da difficoltà di comunicazione, rigidità cognitiva, stress sensoriale o altre variabili interne. In queste situazioni, un comportamento che appare superficiale come una richiesta intenzionale può in realtà riflettere una condizione di disagio autentico e complesso.
Per questo motivo, è più appropriato parlare di crisi espressive o comportamenti disorganizzati nelle persone autistiche, riconoscendo che non tutti i tantrum sono equivalenti, e che una valutazione attenta della funzione del comportamento è sempre necessaria.
Riconoscere e reagire con consapevolezza
Matteo, 5 anni, sta giocando tranquillamente con i suoi cubi quando la madre gli chiede di spegnere la TV e prepararsi per uscire. Matteo comincia a urlare, si butta per terra, lancia un giocattolo e piange forte. È arrabbiato, sì, ma tra un singhiozzo e l’altro osserva la reazione della madre. Quando lei propone di portare con sé il peluche preferito, la crisi si placa quasi subito. Questo è un tantrum.
Giulia, 6 anni, è appena tornata da una festa di compleanno. Luci forti, musica, voci sovrapposte, tanti volti nuovi. Appena rientrata a casa, si irrigidisce, poi scoppia a piangere in modo inconsolabile. Inizia a colpirsi le gambe, urla, non risponde quando le si parla, non sembra nemmeno “presente”. Il papà prova a calmarla, ma Giulia non riesce a smettere. Solo dopo molti minuti, in una stanza buia e silenziosa, inizia a tranquillizzarsi, completamente esausta. Questo è un meltdown.
Sara, 34 anni, impiegata in un ufficio open space. È una donna neurodivergente, autistica e ADHD, non diagnosticata fino all’età adulta. Dopo una riunione lunga e piena di stimoli (interruzioni, rumori, richieste multiple), rientra alla scrivania, ma non riesce più a concentrarsi. Inizia a sentire il cuore battere forte, un senso crescente di panico e confusione. Si alza, va in bagno, e lì scoppia in un pianto incontrollabile, battendo le mani sulle cosce e respirando affannosamente. Solo dopo essersi seduta da sola, al buio, inizia a recuperare. Anche questo è un meltdown.
Marco, 27 anni, è una persona autistica che decide di accettare un invito ad una cena aziendale, organizzata in un contesto sociale non scelto da lui. Un collega fa una battuta che lo mette in difficoltà, ma Marco sorride forzatamente. Pochi minuti dopo, smette di parlare, si irrigidisce, fissa un punto nel vuoto. Anche quando gli si rivolge la parola, non risponde. Poi si alza, lascia la sala senza una parola e si rifugia nella propria auto. Questo è uno shutdown.
Per chi vive o lavora con persone autistiche, distinguere tra questi due tipi di crisi è fondamentale. Non perché uno sia più “grave” o “vero” dell’altro, ma perché richiedono approcci diversi.
- Un tantrum può spesso essere gestito con coerenza educativa, contenimento gentile e negoziazione consapevole. È legato a un bisogno che può (anche inconsapevolmente) essere espresso in modo oppositivo. Qui, mantenere limiti chiari e offrire alternative può essere efficace.
- Un meltdown, invece, non è un momento educativo, né una “sfida”. È una tempesta del sistema nervoso, una reazione di sopravvivenza. In quel momento, la persona non è più in grado di ragionare, comprendere o controllare. Provare a “parlare”, rimproverare o correggere può solo peggiorare la situazione.
È in questi momenti che serve una presenza calma, empatica e regolatrice. Spegnere le luci. Ridurre i rumori. Offrire uno spazio sicuro. Rimanere lì, in silenzio, pronti a esserci senza invadere. Aspettare che il corpo della persona ritrovi la sua quiete.
Conoscere la differenza tra tantrum e meltdown non serve a “etichettare”, ma a rispondere meglio. È un modo per dire alla persona che abbiamo di fronte — bambino, ragazzo o adulto — “ti vedo, ti capisco, e sono qui per te, nel modo che più ti aiuta in questo momento”.
È sempre importante ricordare che ogni persona è diversa. Ciò che per qualcuno è un tantrum, per un altro può essere un meltdown mal interpretato. L’unico modo per intervenire davvero bene è conoscere la persona, osservare senza giudicare, e adattarsi con empatia.
Tabella comparativa: tantrum vs meltdown autistico
- Caratteristica Tantrum (capriccio) Meltdown Autistico
- Scopo Ottenere qualcosa o evitare qualcosa Nessuno; è una reazione a un sovraccarico
- Controllo La persona mantiene un certo controllo La persona autistica perde il controllo del comportamento
- Durata Generalmente breve, cessa se l'obiettivo è raggiunto Può durare a lungo, non si ferma con la persuasione/span>
- Pubblico Solitamente richiede un "pubblico" - controlla se stai prestando attenzione Non guidato dal bisogno di avere un "pubblico", può verificarsi anche quando la persona autistica è sola
- Sicurezza La persona di solito non si fa male Rischio di comportamenti autolesionistici o pericolosi nelle persone autistiche
- Causa Frustrazione per un desiderio non esaudito Sovraccarico sensoriale, emotivo o cognitivo nell'autismo
- Cessazione Si ferma quando il bambino ottiene ciò che desidera Si ferma solo quando la persona autistica viene calmata o quando viene fornito supporto per riprendere il controllo
Autismo e PTSD: vulnerabilità al trauma
Le persone autistiche sono esposte a più esperienze avverse (come ad esempio bullismo, esclusione, stress ambientale). Haruvi-Lamdan, Horesh & Golan (2018) mostrano che la comorbidità con il disturbo post-traumatico da stress (PTSD) è più elevata rispetto alla popolazione generale, con meccanismi condivisi di disregolazione emotiva e sensoriale.
Uno studio di coorte in Taiwan (Li et al., 2024) ha rilevato che bambini e adolescenti autistici avevano un rischio ~25 volte maggiore di sviluppare PTSD rispetto alle persone neurotipiche.
Per molte persone autistiche, il “trauma” potrebbe non essere un evento estremo: microtraumi cronici, discriminazioni sociali, fatica del mascheramento (masking) possono avere un impatto cumulativo.E’ essenziale distinguere accuratamente tra le caratteristiche dell'autismo e i sintomi di un'esperienza traumatica, poiché la loro sovrapposizione può generare fraintendimenti clinici. Questa distinzione richiede strumenti diagnostici e clinici sensibili e culturalmente competenti, capaci di riconoscere le modalità neurodivergenti di esprimere disagio, evitando interpretazioni patologizzanti e garantendo percorsi di supporto adeguati e rispettosi dell'identità autistica.
Perché le persone autistiche sono più vulnerabili al trauma
Le ragioni di questa vulnerabilità delle persone autistiche possono essere molteplici:
- Difficoltà di comunicazione e interazione sociale: possono portare a incomprensioni, isolamento e rendere la persona autistica un bersaglio più facile per bullismo e abusi
- Processamento sensoriale atipico nell'autismo: stimoli che per i neurotipici sono neutri possono essere vissuti dalle persone autistiche come dolorosi, spaventosi o soverchianti, costituendo di per sé un'esperienza traumatica
- Difficoltà nella regolazione emotiva: rendono più difficile per le persone autistiche elaborare e superare eventi stressanti
- Approccio enattivo: secondo l'approccio enattivo per l'autismo, il modo in cui le persone autistiche danno senso al mondo può differire dall'opinione condivisa, il che può provocare feedback negativi, conflitti o ridicolo. Questo spiega perché eventi che generalmente non sarebbero considerati traumatici possono avere un impatto traumatico sulle persone autistiche.
È cruciale riconoscere che anche eventi non considerati traumatici dalla maggioranza delle persone (es. un cambiamento improvviso, un ambiente caotico, un'umiliazione sociale) possono avere un impatto traumatico su una persona autistica, a causa del suo peculiare modo di processare il mondo.
Strategie per prevenire e gestire le crisi autistiche
La gestione di meltdown autistici, shutdown e tantrum non si concentra sulla "correzione" del comportamento, ma sulla prevenzione del sovraccarico, sull’ importanza di imparare a gestire e regolare sempre meglio il proprio sistema nervoso autonomo e sulla creazione di un ambiente sicuro e supportivo per le persone autistiche.
Le strategie di supporto alle crisi autistiche — come la creazione di ambienti prevedibili, la riduzione degli stimoli sensoriali e l’uso di strumenti autoregolativi — restano fondamentali, ma possono essere potenziate attraverso concetti tratti dalla teoria polivagale e dalla neurobiologia interpersonale. La teoria polivagale descrive come il nervo vago ventrale promuova uno stato di sicurezza fisiologica che sostiene la regolazione emotiva e la connessione sociale (Porges, 2007; 2011). In quest’ottica, è cruciale intervenire precocemente, prima che il sistema nervoso entri in modalità difensiva, sostenendo attivamente l’attivazione del circuito ventrovagale.
In modo complementare, Daniel Siegel — nell’ambito dell’interpersonal neurobiology (neurobiologia interpersonale) — propone una visione integrata dello sviluppo umano, in cui le esperienze relazionali influenzano direttamente la struttura e la funzione del cervello. Questo approccio interdisciplinare, che combina neuroscienze, psicologia dello sviluppo e mindfulness, evidenzia il ruolo cruciale della co-regolazione emotiva e dell’interazione empatica nel mantenere il sistema nervoso autonomo entro la cosiddetta window of tolerance (Siegel, 2001). Quando una persona autistica è sostenuta all’interno di questa finestra di tolleranza — cioè in uno stato fisiologico in cui è possibile affrontare e modulare le emozioni — si riduce significativamente il rischio che il sistema nervoso superi la soglia e reagisca con un meltdown, uno shutdown o un episodio di burnout.
Questa integrazione teorica rafforza la necessità di ambienti relazionali e sensoriali che promuovano sicurezza, previsione e connessione autentica, elementi fondamentali non solo per la prevenzione delle crisi autistiche, ma per la costruzione di un benessere integrato duraturo.
Identificare i trigger delle crisi
Osservare e annotare cosa precede un episodio di crisi autistica può aiutare a identificare i fattori scatenanti specifici per quella persona autistica. Questi possono includere:
- Luoghi affollati o rumorosi
- Luci fluorescenti o intense
- Suoni improvvisi o continui
- Cambiamenti di routine
- Richieste sociali eccessive
- Odori forti
- Sensazioni tattili spiacevoli
- Riconoscere i segnali precoci delle crisi
Prima di un meltdown o di uno shutdown, ci sono spesso segnali di crescente disagio. Imparare a riconoscerli permette di intervenire tempestivamente:
- Aumento dei comportamenti autostimolatori nelle persone autistiche
- Evitamento dello sguardo
- Irritabilità crescente
- Ritiro sociale
- Richieste ripetitive di rassicurazione
- Ridurre gli stimoli sensoriali per prevenire le crisi autistiche
Quando si notano i segnali precoci, è fondamentale agire tempestivamente per ridurre il carico sensoriale:
- Spostare la persona in un luogo tranquillo
- Abbassare le luci
- Ridurre i rumori
- Limitare le domande e le interazioni sociali
- Offrire strumenti sensoriali (cuffie antirumore, occhiali da sole, coperta ponderata)
- Offrire uno spazio sicuro durante le crisi
Durante un meltdown o uno shutdown, la priorità è la sicurezza:
- Assicurarsi che la persona autistica non possa farsi male o fare male ad altri
- Non cercare di contenere fisicamente a meno che non sia assolutamente necessario
- Non urlare, non punire e non cercare di ragionare durante le crisi
- Rimuovere oggetti pericolosi dall'ambiente
- Validare e rassicurare le persone autistiche
Con un tono di voce calmo e pacato:
- "Sono qui per te. Sei al sicuro"
- Questo aiuta a ridurre la paura e a far sentire la persona autistica compresa
- Evitare frasi come "Calmati" o "Non è niente", che invalidano l'esperienza delle persone autistiche
- Insegnare strategie di autoregolazione alle persone autistiche
Nei momenti di calma, è utile lavorare insieme alla persona autistica per sviluppare strategie per regolare il proprio sistema nervoso autonomo, gestire lo stress e il sovraccarico:
- Tecniche di respirazione
- Uso di oggetti sensoriali (coperte ponderate, fidget toys)
- Creazione di un "kit di emergenza" sensoriale
- Identificazione di un "luogo sicuro" dove ritirarsi
- Sviluppo di un piano di comunicazione per quando la parola diventa difficile (carte di comunicazione, gesti)
- Supporto dopo le crisi autistiche
Dopo un meltdown o uno shutdown, la persona autistica può sentirsi esausta, vulnerabile o in imbarazzo:
- Offrire conforto senza giudizio
- Non forzare a parlare dell'accaduto immediatamente
- Permettere il tempo necessario per recuperare
- Rassicurare che non è colpa loro
- Discutere, in un secondo momento e con calma, di cosa potrebbe aiutare in futuro
Conclusioni: comprendere le crisi per un supporto efficace
Meltdown, shutdown e tantrum sono esperienze intense e spesso dolorose, radicate nella neurobiologia. Non sono capricci, non sono segni di cattiva educazione, ma segnali di un sistema nervoso autonomo che ha superato il suo limite di sopportazione. Comprendere le basi scientifiche di queste crisi, distinguerle dai comportamenti intenzionali e riconoscere la profonda connessione con il trauma e il sovraccarico sensoriale è un dovere etico per chiunque interagisca con persone autistiche.
Solo attraverso l'empatia, la conoscenza scientifica e la creazione di ambienti supportivi, prevedibili e sensorialmente accessibili possiamo sperare di ridurre la frequenza e l'intensità di queste crisi, migliorando significativamente la qualità della vita delle persone nello spettro autistico.
La conoscenza e la consapevolezza sono i primi strumenti per costruire una società realmente inclusiva. Riconoscere, comprendere e supportare adeguatamente i meltdown, gli shutdown e il burnout autistico non è solo un dovere etico, ma una responsabilità collettiva. Per questo è fondamentale promuovere una formazione continua e specifica per educatori, operatori sanitari e famiglie, affinché le istituzioni – scuola, sanità, lavoro – diventino contesti realmente accessibili, comprensivi e regolatori per le persone autistiche e neurodivergenti.
Infine, le recenti scoperte in ambito epigenetico ci mostrano come l’espressione genica non sia un destino immutabile, ma un processo dinamico influenzato dall’ambiente, dalle emozioni e dalle esperienze relazionali.
Questo significa che i contesti quotidiani in cui vivono le persone autistiche – casa, scuola, strutture sanitarie, luoghi di lavoro – hanno il potere di influenzare direttamente il funzionamento del loro sistema nervoso, potenziando il benessere o, al contrario, amplificando lo stress.
Favorire ambienti regolatori, sicuri, accessibili e relazionalmente sintonizzati non è quindi solo un atto educativo o terapeutico: è un’azione biologica che rispetta e sostiene la neurodiversità. In questo senso, la formazione continua di educatori, professionisti sanitari e familiari rappresenta una leva fondamentale per promuovere non solo l’inclusione sociale, ma anche la salute psicofisica ed il benessere integrato a lungo termine delle persone autistiche.
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